Per difendere la Legge 194 bisogna parlarne


In italia l'aborto è stato considerato un reato dal Codice Penale fino al 1978: chiunque lo praticasse veniva punito con la reclusione da 7 a 12 anni; da 2 a 5 anni se la donna era consenziente. Anche la paziente stessa poteva correre dei rischi e gli anni diventavano da 1 a 4. Nonostante ciò le donne hanno continuato a praticare l'aborto: non essendo una cosa legale spesso e volentieri a praticarlo erano medici/infermieri che non avevano l'occorrente per praticarlo: ciò significava che la donna, spesso, poteva perdere la vita. 




Inutile dire che i movimenti femministi abbracciarono subito questo dibattito, chiedendo espressamente la legalizzazione dell'aborto. Il 1973 fu protagonista di un primo disegno di legge sull'aborto: era legale praticarlo in caso di rischio per la salute fisica o psichica della madre, o in caso di probabilità di malformazioni fisiche del nascituro; tale decisione veniva presa dal medico.
Nel 1975 la Corte Costituzionale emise una sentenza: l'articolo 546 del Codice Penale (quello che prevedeva la reclusione per chiunque praticasse l'aborto) era illegittimo. Così si inizia a ragionare sui concetto di "è già persona" / "persona che deve ancora diventarlo". Nello stesso anno (1975) ci sono altre cinque proposte di legge che vanno a scontrarsi con i movimenti femministi che fino a quel momento avevano richiesto la legittimità assoluta della donna di praticare l'aborto.




I partiti della politica italiana di allora (tra cui Democrazia Cristiana e Partito Comunista Italiano), però, evitarono in tutti i modi di finire in un referendum, che quasi sicuramente avrebbe visto come "vinti" i movimenti femministi. Quindi crearono una proposta di legge che potesse soddisfare le femministe e la politica:

1977: la Camera approva una prima proposta di legge che vedeva un compromesso tra il problema degli aborti clandestini e la totale liberalizzazione voluta dai movimenti femministi e dai partiti radicali. La proposta non venne accettata all'ultimo dai democratici.

1978: viene introdotto un nuovo testo di legge che viene anche accettato. La Legge 194 come la conosciamo noi, denominata "Norme per la tutela sociale della maternità e sull'interruzione volontaria della gravidanza."


Cosa consente la 194?

La Legge 194 permette alla donna di interrompere la gravidanza in una struttura pubblica (solo nei primi 90 giorni); per motivi terapeutici la donna può far ricorso all'aborto anche dopo i primi 3 mesi. Inoltre, da specificare, c'è anche il percorso lungo e tortuoso a cui la donna deve sottoporsi: l'iter prevede un certificato medico della gravidanza (che non danno in pronto soccorso), più una "pausa di riflessione" che dura una settimana. 
Ultima cosa da dire importante: la contraccezione di emergenza non è considerato aborto, ma appunto, un contraccettivo. 

Nonostante ciò enti come la Chiesa condannarono l'aborto e la Legge 194: non ebbero praticamente alcun ascolto, ed infatti negli anni '70 si spensero i dibattiti.



L'aborto è ancora oggi regolato dalla Legge 194 ma l'interruzione della gravidanza non è praticato in tutto il territorio italiano: questo perché in molti ospedali vi è la presenza di coloro che vengono definiti "obiettori di coscienza" che decidono di non praticare l'aborto sulla donna. Nel 2017 è uscito un rapporto con dei dati ben distinti:
- il 59% degli ospedali italiani non ha del personale che pratichi l'aborto;
- più del 70% del personale ospedaliero di tutto il territorio italiano decide di essere obiettore di coscienza e non praticare l'aborto.


Per questa Legge le donne hanno combattuto, e pure tanto: ottenerla significava dare dignità al corpo femminile, farle decidere per se stessa. 
L'aborto non delinea una donna come "una poco di buono" e tanto meno come una donna che "ha stili di vita incivili": questo significherebbe sminuire il percorso della nostra storia e soprattutto sminuire, giudicare in maniera subdola la storia di donne che l'hanno praticato. Gli obiettori di coscienza sono tra coloro che sminuiscono questa pratica a la sua profondità: l'obiezione andrebbe quantomeno regolamentata in modo chiaro. L'Italia ha già ricevuto due sanzioni - una da parte dell'UE, perché nonostante la Legge imponga il diritto e la garanzia di poter abortire, nei fatti non viene per nulla garantito.





Melissa, @Jawaadino_24
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