Non siamo obbligati a parlare del covid

ma siamo obbligati a rispettare alcune regole




Spesso ci capita di rimuovere completamente alcune situazioni traumatiche, situazioni che ci hanno fortemente influenzati e hanno messo a dura prova la nostra vita, la nostra salute mentale per essere più specifici. Prendiamo d'esempio questa situazione complessa di pandemia, che nessuno di noi, in fondo, si sarebbe mai aspettato di vivere. In questo momento il vero problema è che alcuni individui, per essere "ribelli" decidono di non rispettare le regole più basiche per contrastare il coronavirus: portare la mascherina, rispettare il distanziamento.

Non è una novità, forse non sto dicendo nulla di così assurdo e particolare, però molte persone che si rifiutano di osservare - no obbedire -  alcune regole sanitarie sono mosse da alcuni meccanismi psicologici, gli stessi che probabilmente ognuno di noi ha attuato in situazioni traumatiche e difficili. Questi meccanismi ci permettono di archiviare problemi, situazioni che non sono solamente difficili, ma anche traumatiche, così da poter continuare la nostra vita senza entrare in una profonda crisi - a cui nessuno fondamentalmente pensa, in questo momento. 

Il cervello umano può farlo, può nascondere determinati ricordi per esempio - pensate ai mesi di lockdown che abbiamo vissuto - e poter vivere così meglio. Qualcuno direbbe che è come vivere in una menzogna, ma l'inconscio non è qualcosa di oggettivo e, per definizione, non è neanche concreto e razionale. E' chiaro che questa non vuole essere una giustificazione, ma un'analisi più o meno soggettiva di ciò che sta accadendo a livello nazionale - internazionale sarebbe quasi impossibile, perché gli Stati tendono ad avere linee differenti sotto alcuni punti di vista. 



Spesso, il meccanismo di cui stavamo parlando, è controproducente, come in questo caso: perché da una parte c'è un auto-protezione che può più o meno aiutarci a sopravvivere, ma d'altra parte rimangono i problemi, e questa protezione indotta dal nostro inconscio ci impedisce di affrontare i problemi e risolverli, magari.

L'Italia a questa seconda ondata non era pronta, per tanti motivi: sia a livello sanitario, sia a livello psicologico, perché il nostro paese non investe sulla salute mentale. Molti, finito l'isolamento a maggio, dicevano "Dobbiamo occuparci della salute mentale ora", ma evidentemente le voci non erano abbastanza. Uno studio ha dimostrato come i pazienti sottoposti ad una quarantena a causa di epidemie come Ebola, Sars, influenza suina ed equina o Mers, abbiano riportato dei gravi disagi e disturbi: confusione, rabbia, problemi del sonno, sintomi da stress post-traumatico e non tutti abbiamo la possibilità di riconoscere questi sintomi come negativi e soprattutto riconducibili alla quarantena. 

Ognuno di noi ha emozioni soggettive, e modi di affrontare i problemi in modi soggettivi: c'è chi ha molta paura del contagio e prova ansia costante. C'è chi si preoccupa dei problemi economici e sociali. A tutto questo ci sono distorsioni cognitive che non ci permettono di vedere con lucidità le persone che abbiamo al nostro fianco: amici, parenti soprattutto, che consideriamo impossibilitati a trasmettere il virus, perché ci fidiamo.

Alla fiducia bisogna necessariamente accostare la sfiducia, non solo verso gli sconosciuti, ma soprattutto verso un governo, una politica, una comunità scientifica, che ogni giorno dice cose differenti senza davvero proporre dati statistici seri che possono essere presi in considerazione pubblicamente. Ad esempio: da dove provengono i contagi? In ambito domiciliare. Okay, ma chi l'ha portato? Non si sa con esattezza. Se dal lavoro, se dal bar, se dalla scuola.
Queste dinamiche possono dare vita a teorie del complotto o comunque ad avere teorie negazioniste. E indovinate? Anche qui la psicologia c'entra sempre. Perché i negazionisti si nutrono della rimozione, proprio perché non hanno l'attrezzatura necessaria per affrontare il problema della pandemia. 





Le manifestazioni contro le restrizioni non sono necessariamente incoerenti. 

In questi ultimi giorni se ne sono sentite molte, soprattutto a causa delle bozze che sono state diffuse prima che il Presidente del Consiglio Conte ne parlasse e spiegasse tutte le svariate precauzioni anti-covid, questo ha, come per sempre, permesso di scatenare le ire di tanti, perché aizzati da diversi politici - che sia da sinistra, che sia da destra.

Anche qui, bisogna prendere con le pinze le manifestazioni di cui parliamo, perché non abbiamo dei dati specifici, faccio un esempio: chi lo sa se c'erano dei camorristi? E chi lo sa quanti erano? Chi lo sa se c'erano dei militanti di forza nuova) E chi lo sa quanti erano? Chi lo sa quanti manifestanti no mask c'erano? E quanti erano lì con la mascherina, attrezzati del necessario per manifestare?
Nessuno lo sa. E nessuno lo saprà mai, chi se la prende con i napoletani ha sempre avuto una determinata opinione su di loro.

Ma il punto non è nemmeno questo, il punto è un altro ancora, che, sottolineo, neppure qui vuole giustificare alcuna azione: la manifestazione di Napoli sembra essere partita in maniera pacifica, con la mascherina, pronti a (di)mostrare i disagi e le problematiche che una città e i suoi lavoratori hanno, perché la politica non riesce a tratteggiare delle linee guida economiche che possano fronteggiare ad oggettivi problemi. Poi la manifestazione viene intasata da Ultrà, spregiudicati e no mask. Il problema qui, secondo me, è che stiamo riducendo tutto ad un fattore di ordine pubblico, ad un manipolo di camorristi che hanno tentato di fomentare la rabbia, questo è eccessivo e ci distoglie dal reale problema. I clan avrebbero vantaggio nell'avere un ulteriore lockdown probabilmente - come è successo poi per il primo lockdown a marzo - e la colpa, se così la vogliamo definire, ricade irrimediabilmente, su una politica inadeguata. Prendiamo Napoli, e prendiamo De Luca: ha sabotato per 5 anni la sanità e adesso la città è interamente nelle mani di strutture che non sono adeguate.

Ma parliamo di Stato, parliamo dell'Italia intera: il governo avrebbe dovuto attuare concretamente dei piani, invece le destre populiste hanno inondato le reti e le tv di diffidenza verso le teorie scientifiche e dall'altra parte c'era un governo che non ha inserito nessun piano di protezione per i cittadini: salari, scuole etc.

Le insurrezioni, le rivolte, provengono sempre dal disagio e dall'incapacità di un governo che sappia rispondere concretamente. E' chiaro che i problemi, in una manifestazione, sono mescolati e mischiati, e così i disagi possono essere spiegati (politicamente) in modo differente. 

La voce che sembra essere così eterogenea, non lo è in realtà.



Melissa, @jawaadino_24
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