La Libia non è un porto sicuro


La Libia non è un porto sicuro. Un appello * MPS - Movimento per ...

Bisogna andare indietro di qualche mese per comprendere cosa è successo nel nostro paese per quanto riguarda gli accordi con la Libia. Era il 2 febbraio 2020, una domenica, quando il governo ha automaticamente rinnovato il famoso Memorandum d'intesa tra Italia e Libia, firmato la prima volta nel 2017 - da Paolo Gentiloni e dal governo di riconciliazione nazionale libico Fayez al-Serraj. L'accordo è stato voluto principalmente dal ministro degli interni Marco Minniti per regolare i flussi migratori che dal Paese nord-africano arrivano in Europa, passando principalmente però dall'Italia - essendo il primo porto sicuro che incontrano.
Il problema principale di questo accordo è che istituiscono “campi di accoglienza temporanei in Libia, sotto l’esclusivo controllo del Ministero dell’Interno libico”, dove i migranti dovranno attendere "il rimpatrio o il rientro volontario nel Paese d’origine”. 

Dall'altra parte l'Italia dovrà, attingendo ai fondi stanziati dall'Unione Europea, contribuire alla fornitura di medicine o attrezzature mediche per gli interni dei centri di accoglienza, tutto questo si dice in "rispetto degli obblighi internazionali e degli accordi sui diritti umani”

Libertà personale è inviolabile, anche per migranti: Italia ...


Già a colpo d'occhio si può notare come, l'intento, non sia quello di gestire i flussi migratori, quanto più di contenere questi flussi. Il Memorandum è arrivato subito dopo il picco degli arrivi avvenuti tra il 2015 e il 2016, i quali non hanno influenzato solo le idee politiche, ma anche quelle del dibattito pubblico. Questo accordo risponde alla pressione popolare, alla volontà di cittadini e cittadine che sono stat* influenzat* dalla speculazione di cui oggi la politica fa costantemente uso. E in realtà lItalia ci è riuscita a bloccare il flusso di migranti, perché già a luglio 2017 gli sbarchi si erano praticamente dimezzati rispetto all'anno precedente (da 26mila a 11mila), anche nei mesi successivi erano ulteriormente calati del 78%.

Migranti: Ue ribadisce, Libia non è porto sicuro


E' chiaro che questo accordo ha fatto diminuire i flussi, ma è anche chiaro che la coscienza politica e sociale è andata mano a mano a perdersi tra i fondali del Mediterraneo: il prezzo da pagare sono i diritti umani, in cambio di cosa? In cambio di un ministro (Minniti) salvatore della patria, esattamente come Matteo Salvini per mesi si è proclamato "capitano" per i suoi decreti sicurezza. 
Ad oggi le persone riportate in Libia e costrette a stare nei campi di detenzione libica sono più 50mila, neanche a dirlo ci sono migliaia di minori. Amnesty International ha già dichiarato l'illegalità di alcuni comportamenti italiani nei confronti dei migranti (vedi i fatti della nave tedesca Sea-Watch),si dichiarava preoccupata perché l'Italia ha fondamentalmente aggirato gli obblighi internazionali. 

E poi chi ci dice che quei fondi vadano effettivamente per le cure di migranti? Nessuno.
Assolutamente nessuno perché non sussiste un sistema di monitoraggio: né l'Italia, né l'Europa hanno il reale controllo sui fondi, le tracce per tenere sott'occhio i soldi sono difficili da mantenere e si è scoperto che perfino i kit di primo soccorso acquistati con quei fondi non arrivano praticamente mai a destinazione, anzi vengono riveduti. 

Centri di detenzione libici

I centri di detenzione sono centri di smistamento sulla costa libica, vengono gestiti dal governo ma anche dalle milizie: qui i migranti subiscono soprusi, violenze, abusi, torture. Non è qualcosa su cui si può discutere, sono dei reali campi di concentramento, solo che questa volta lo sappiamo tutti e tutti siamo in silenzio, finanziando quelle torture. Ci sono interi reportage che hanno documentato cosa fanno i migranti, ma anche l'Unicef lo ha confermato in un report. 
E poi davvero riusciamo a pensare alla Libia come un porto sicuro, essendo in piena guerra civile, con un'amministrazione frammentata, senza grandi norme di diritto interno e neppure internazionale? 


La Libia non è un porto sicuro #ApriteiPorti #LibyaIsNotSafeZone ...


Vorrei poter dire che questo è l'unico accordo che l'Italia ha sancito con la Libia, ma la realtà è che non è per nulla così: lo scorso 16 luglio, infatti, la Camera ha approvato il rifinanziamento delle missioni militari internazionali, questo significa continuare a finanziare anche gli interventi in Libia. Il testo è stato diviso in due parti: la seconda comprendeva il finanziamento in Libia, che è stato approvato con 401 sì, 23 no e una sola astensione. Il centrodestra ha votato a favore, mentre Italia Viva nell'ultima votazione è uscita dall'Aula, cosa che non basta assolutamente.
Il Senato aveva già stanziato oltre 58milioni di euro lo scorso 7 luglio per la missione in Libia: di questi, 10 milioni andranno esattamente alla missione bilaterale di assistenza alla cosiddetta Guardia Costiera libica, compresa la formazione e l'addestramento. 
La stessa Guardia Costiera che ferma i migranti quando loro vorrebbero arrivare in europa.
La stessa che è gestita praticamente dalle milizie che guadagnano anche con il traffico di esseri umani e con la gestione dei centri di detenzione. 

La libia non è un porto sicuro, e non solo per l'instabilità del paese, ma anche per questi campi di concentramento.

Siamo di fronte a una de responsabilizzazione politica, sociale, civile, che non è solo tutta italiana, ma anche europea. 


Melissa, @jawaadino_24
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