Si può rispondere alle molestie?

Oggi vi voglio raccontare di quella volta in cui, salendo su un pallman alle due di notte con due mie amiche, siamo state molestate. Sì, ve lo dico proprio così, senza mezzi termini, perché ho imparato che usandoli - i mezzi termini - si rischia di non amplificare il problema. 
La vicenda inizia che prendiamo questo pullman, vuoto, noi siamo particolarmente contente perché almeno siamo abbastanza sicure, ma soprattutto perché il pullman è arrivato e non dobbiamo farci km e km a piedi. Succede che alla fermata dopo salgono due uomini. Due uomini a cui noi siamo a debita distanza. 
Succede che poi uno dei due si avvicina e tocca la gamba ad una mia amica che subito si sposta e poi si gira anche verso l'altra ragazza, al quanto spaventata, anche se poi, sul viso, si vede apparire un velo di tranquillità. 
A me guarda solo, ma io non rido. Non sorrido. Non parlo. 
Lo guardo, semplicemente lo fisso. Forse sbagliando, direte voi, che fai lo sfidi pure? Può essere che inconsciamente lo stessi pure facendo, ma l'intenzione non era quella di sfidarlo, semplicemente di dirgli che qui non era il benvenuto e che il suo posto era più in fondo rispetto a noi. 
Succede questo. Succede che un po' c'è passata la voglia di uscire di sera e tornare quando ci pare. 

Essendo in periodo estivo, lo sappiamo tutt* molto bene: il cat calling, le molestie verbali o fisiche sono all'ordine del giorno. Ma noi come possiamo rispondere? Si può rispondere? 
Non sono nessuno per dire cosa si dovrebbe e cosa non si dovrebbe fare in questi casi, non ci sono regole giuste che funzionano al 100%. Però la giusta premessa è che dipende da tante cose: il luogo, il contesto, il momento. Se vogliamo prendere d'esempio l'episodio di cui vi ho parlato prima, probabilmente sarebbe bene non rischiare. Mi spiego meglio: ci sono situazioni in cui l'unica cosa da fare è stare zitt* ed andarsene. Può essere sicuramente frustrante, ma è meglio tenersi questo sentimento piuttosto che rischiare molto, molto di più. Una persona deve anche rendersi conto quando ha senso rischiare e quando invece ha senso semplicemente andarsene. 
Ci sono però sicuramente dei momenti in cui si può fare qualcosa, si può rispondere al cat calling. Ad esempio di giorno, in posti parecchio affollati e magari all'aperto. Ed anche in contesti scolastici! E' naturale che il nostro pensiero sia "Adesso lo attacco anche io", ma che cosa ci darebbe in cambio? Rabbia. Solo questo. Nessuna soddisfazione, nessuna riflessione, il nulla. Forse, creare un legame e così una conversazione potrebbe dare più frutti.
Ricordiamoci sempre che è la nostra cultura ad averci dato un certo tipo di insegnamenti e un certo tipo di abitudini. Non vuole essere una giustificazione, ma la cultura ci legittima a fare/dire alcune cose. 

Le persone hanno diversi modi di vivere il cat calling. Qualcun* si sente anche onorat* rispetto a certe affermazioni: "Al sei bellissim*", "Che bel culo". C'è chi lo vive come un complimento e chi come un'offesa, c'è della soggettività. L'insistenza nell'imporre la propria teoria del "E' colpa tua, io ti ho solo fatto un complimento" è l'istinto di voler avere per forza potere sul soggetto in questione. 

Ognuno reagisce a proprio modo al cat calling, io stessa ci sono momenti in cui rimango in silenzio, facendo credere che loro hanno più potere. Sì, l'ho fatto ed è capitato. Non siamo tutti uguali, non reagiamo tutti in maniera simile ma bisogna parlarne e trovare la strategia migliore.  
Ma la cosa forse più giusta da fare nei contesti adatti è creare una conversazione e far capire il nostro disagio e il nostro malessere. 




 
Vi abbraccio tutti,

Melissa. 
*Le dieci frasi maschiliste che ognun* di noi ha sentito almeno una volta --> http://laricamatricedisogni.blogspot.com/2018/10/le-dieci-frasi-maschiliste-che-ognun-di.html
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