Il rosso piace solo se è sulle nostre labbra carnose
Lo stigma che abbiamo creato sul ciclo mestruale è molto arduo da distruggere ed è ancora più arduo parlarne, perché semplicemente tutti, indistintamente, ti guardano come se stessi parlando di qualcosa che è strettamente segreto. Il fatto che sia uno stigma credo sia un'oggettività: se pensiamo alla politica, a ciò che si insegna a scuola, le misure e i provvedimenti che si possono o non possono prendere in ambito sociale. Il ciclo mestruale è un vero e proprio tabù, tanto è vero che quando ne sentiamo parlare il nostro viso diventa paonazzo e e ci sentiamo subito fuori luogo, eppure è tra le cose più naturali che esistono al mondo. La nostra vergogna deriva dalla concezione per cui il ciclo sia sintomo di inferiorità, di malattia e non di funzionamento del nostro organismo: il ciclo è infausto, cattivo, nocivo ed è qualcosa che appartiene alle donne soltanto per tanto devono occuparsene loro.
Ancora oggi esistono culture in cui le donne vengono considerate intoccabili proprio durante i giorni del ciclo e non sempre per una loro libera scelta - ciò avviene anche nell'Occidente, che si proclama notevolmente più evoluto e civilizzato. Come dicevamo prima molte ragazze, ma anche molte donne, vivono il ciclo mestruale come una vergogna e questo è dettato dalla società ma anche e soprattutto dalla TV e dai social network: molte pubblicità mostrano il sangue blu, ma di blu c'è ben poco: alle volte è rosso, altre marrone e ciò che il mondo, il nostro ragazzo, la nostra ragazza o la nostra famiglia pensa non è un problema nostro.
Ci viene richiesto di essere come gli uomini, eppure c'è che dice che se il ciclo l'avessero avuto proprio li uomini cisgender a questo punto la tampon tax non si saprebbe neanche cosa sia. A noi invece viene richiesto di trovare alternative, perché ci sono e perché tutte possiamo adattarci ad uno stesso strumento.
Odiamo così tanto l'UE che non ci rendiamo neppure conto di quanto utile sia: nel 2016 ha inserito i prodotti dell'igiene femminile tra quelli che possono essere assoggettati ad aliquote ridotte, alcuni Paesi ne hanno subito approfittato, l'Italia non è tra questi. L'Italia ha invece pensato di tassare meno gli assorbenti biodegradabili e compostabili. Bisogna pensare al pianeta, bisogna pensare all'inquinamento che gli assorbenti provocano: ma solo quando c'è la necessità di ordinare alle donne come comportarsi con il ciclo.
"La possibilità di accedere a questi articoli incide sulla libertà di una persona di lavorare, studiare, restare in salute e relazionarsi al mondo in modo degno. E se l’accesso di qualcuno è compromesso, che sia per povertà o stigma o mancanza di educazione e risorse, è nel nostro interesse assicurarci che questi bisogni vengano soddisfatti."
- Avvocatessa femminista Jennifer Weiss-Wolf.
Come dicevamo prima ci sono Paesi europei che hanno ridotto la tassa sia per merito proprio, sia per merito dell'UE: tra queste troviamo la Francia che ha ridotto l'imposta al 5.5%, così come Olanda e Inghilterra, e il Belgio con addirittura il 6%. Se invece vogliamo parlare di Paesi che l'Occidente ritiene poco evoluti possiamo citare il Kenya, che nel 2004 ha pensato di emanare una serie di misure per non tassare gli assorbenti e rendergli disponibili in modo totalmente gratuito.
Melissa, @jawaadino_24
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