Perché consiglio 13 REASONS WHY, e perché è importante parlarne.

Ciao a tutti.
Oggi proverò a parlarvi di questa serie tv che penso oramai conosciate tutti, 13 reasons why. E' una serie tv che potete trovare su Netflix, composta da solamente 13 episodi e quindi una sola serie. E' tra l'altro una serie tv tratta da un libro, il libro di Jay Asher uscito nell'anno 2007.

 Vi racconto un po' la trama? Dai ci provo.
Anzitutto vi sono due protagonisti: Hannah Baker e Clay Jensen, entrambi studenti, ed entrambi all'ultimo anno. Un giorno Clay torna a casa, e vi trova una scatola con al suo interno sette audio cassette, con i lati numerati da 1 a 13.
Da chi sono? Da Hannah Baker. Certo, prima che morisse.
Cosa racconta Hannah? Racconta i 13 epidosi, e quindi le 13 persone, che l'hanno portata a suicidarsi.

"Mettiti comodo, ti racconterò la storia della mia vita.
In particolare, come mai è finita.
Se stai ascoltando questo nastro... Sei uno dei motivi."


Sì, saranno presenti vari spoiler, per tanto, se non avete ancora visto la serie, o semplicmente non l'avete ancora finita, vi invito a passare oltre, e leggere magari in un secondo momento questo articolo.

 Iniziamo, la prima audio cassetta è dedicata a Justin Foley. Hannah esce con questo ragazzo abbastanza famoso nella scuola, in quanto gioca nella squadra di basket. Una semplicissima uscita in cui si divertono e si scambiano un solo bacio - il primo, tra l'altro, per Hannah. Cosa succede? Succede che Justin scatta un paio di foto, e il giorno successivo le fa vedere ai suoi amici che ne diffondono una in cui ad Hannah si intravede l'intimo.
Successivamente? 
Beh, in meno di un'ora Hannah Baker passa dall'essere una ragazza come tante, alla puttana della scuola. 


Ma questo è solo l'inizio, perché poi susseguono la colpa di Jessica Devis, e quella di Alex, i suoi migliori amici.
Poi c'è la colpa di Courtney Crimson, le molestie di Marcus Cooley, gli insulti di Zach Dempsey.
Fino all'apice del male, del dolore. Lo stupro da parte di Bryce Walker.  

13 reasons why non è solo una serie tv, non è semplice e puro intrattenimento, è la cruda realtà di oggi: sessismo, crudeltà, ripercussioni sulle persone a che ci stanno intorno.
Inizialmente la serie assume un carattere quasi romantico, in quanto queste cassette arrivano a Clay, una delle poche persone che conosce davvero Hannah, e che l'ha amata davvero. Ma poi arriva quel gusto amaro, quella solitudine che Hannah ha sentito sua.
Lo stupro ha scatenato in lei questo pensiero del suicidio, ma il bullismo e il cyberbullismo, l'hanno spinta a prendere questa decisione. Probabilmente ciò che più mi ha colpito, è che la serie non minimizza affatto gli insulti, le prese in giro, e parla ai genitori.
Sì, ecco, parla ai genitori, che spesso - praticamente sempre - minimizzano il problema dell'insulto, della presa in giro. Questo si chiama bullismo, prende questo nome, e il mondo necessita l'utilizzo di questo nome, perché altrimenti non entrerà mai nella nostra cultura che "lo scherzo", "la battuta", possono provocare tante cose, e se prolungate, anche il suicidio.


Nei primi episodi, e a dire il vero, forse anche fino a subito prima dello stupro, vi siete mai chiesti: "Ma davvero Hannah Baker si è suicidata per queste cazzate? Per ste battute?"
Forse inizialmente questo pensiero si è un po' insinuato nella mia testa, lo ammetto. Quindi se volete, potete ammetterlo anche voi. Poi però mi sono immedesimata nel suo personaggio, nella sua solitudine, nel suo malessere, nel suo dolore, nella crudeltà di dover vivere ogni giorno in un'ambiente in cui sei semplicemente "una puttana".
Ho pensato alle mie esperienze passate, a ciò che ogni giorno vivo, e sento. 
Ho smesso di pensare: "Ma davvero Hannah Baker si è suicidata per queste cazzate?" E ho detto: "Cazzo, chissà quanta gente si trova in questa situazione... Chissà quanta gente non si suicida, ma è come se fosse morta dentro."

Il problema di minimazzare tali problemi, è che poi si sfocia nel minimizzare qualsiasi cosa, e può avvenire da chiunque.
Guardate Mr. Porter, il suo lavoro è quello di ascoltare i ragazzi, aiutarli, è uno psicologo. 
La colpa è anche sua. 
La colpa è anche di Mr. Porter, perché avrebbe potuto fare qualcosa, avrebbe potuto uscire da quell'aula, e dire: "Hannah, torna nel mio ufficio. Parliamone insieme, ti aiuto."

13 reasons why, ci sta offrendo l'opportunità di non commettere più gli stessi errori, esattamente come Tony ha fatto quando ha dato quelle registrazioni ai genitori Baker.





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