Le esperienze fanno crescere.
Fanno pensare.

Oggi vi voglio parlare di un'esperienza che ho potuto fare l'anno scorso grazie alla mia scuola. Ho infatti scelto un percorso da tirocinante all'Ex Ospedale Psichiatrico di Collegno (situato appunto nella provincia di Torino). 

Un ospedale psichiatrico, in passato conosciuto come manicomio, è un ospedale specializzato nella cura dei disturbi mentali. I moderni ospedali psichiatrici si sono evoluti nel corso del tempo e in molti paesi hanno sostituito i vecchi manicomi. Lo sviluppo del moderno ospedale psichiatrico è correlato alla nascita della moderna psichiatria, mentre in precedenza esistevano strutture che ospitavano il malato di mente.
Penso che tutti noi sappiamo le varie atrocità compiute nei Manicomi. Quello che accadeva al loro interno è saputo, ma credo che in pochissimi si interessino all'argomento. 
Il mio intento in questo articolo è quello di ripercorrere la storia, per poi tentare di sensibilizzare almeno qualcuno a tale argomento. E magari alla spiegazione del perché, siano stati chiusi.
Nell’antichità la malattia, specialmente mentale, veniva spesso relazionata all’intervento di forze soprannaturali e divine; per questo, veniva “curata” attraverso riti mistico-religiosi - per intenderci, l'esorcismo può esserne un esempio. Infatti nel Medioevo accadeva spesso che le persone manifestassero comportamenti ritenuti “astrusi” e venissero considerate possedute; anche in questo caso la “cura” era delegata agli esponenti della Chiesa, i quali tentavano di eliminare la possessione, soprattutto femminile, attraverso l’uccisione al rogo, con l’idea che l’anima, finalmente libera dal possesso demoniaco, potesse salire in cielo.


Nell’Età Classica la malattia mentale perse i caratteri di prima, ed anzi iniziò ad essere considerata da un punto di vista prettamente sociale: addirittura iniziarono ad utilizzare la parola "follia".
“Folli” diventarono tutti coloro che venivano ritenuti una minaccia per la società, da allontanare e rimuovere da essa il più velocemente possibile - esempio: persone ritenute "scomode". 
 La società tentava di “correggere” tutti coloro che avevano smarrito la strada con lo scopo di riportarli sulla vita della moralità: vivevano in condizioni disumane ed erano costrette a subire punizioni corporali.


Fu solo nel XVII secolo e in seguito al pensiero illuminista che il concetto di "follia" iniziò a mutare ed anche le pratiche.
Il cambiamento fu prodotto, naturalmente, da un secondo fattore: la nascita della psichiatria. Nonostante questo la malattia mentale veniva ancora vista come un qualcosa di astratto, che rendeva alcuni soggetti pericolosi. C'era chi, addirittura, pensava che con l'intimidazione e la paura i "folli" riuscissero poi a dominare i loro istinti. Probabilmente peggioravano solo la salute del paziente in tal modo.

Un cambiamento radicale però ci fu, a fine 800 inizio 900 con l'arrivo della psicoanalisi.
La farò molto in breve: ad essa si devono tante cose, tra cui il concepimento dell'idea che la malattia non si doveva reprimere, si doveva capire.

Nel febbraio del 1904, venne approvata una legge in cui tutti i malati di mente pericolosi, dovevano essere ricoverati. Legge durata fino al 1970.
Fu solo nella seconda metà del '50 che si iniziò a capire quanto gli ospedali psichiatrici facessero male ai panzienti, e che li privasse della loro identità.
Erano cavie.
Non erano persone.
Erano persone su cui sperimentare.
Su cui divertirsi.

Finalmente però arriva una Legge. La legge che noi ricordiamo come "Legge Basaglia", nel 1978. Da qui si ha l'inizio di una nuova era per le persone affette di un disturbo.
 Basaglia fu il medico che mosse una critica radicale nei confronti dei manicomi; nel 1961 divenne direttore dell’ospedale psichiatrico di Gorizia ed è lì che iniziò a rendersi conto delle condizioni disumane in cui versavano le persone recluse nei manicomi. Così iniziò ad introdurre piccole modifiche, partendo dal considerare i pazienti come esseri umani, come persone dotate di una propria identità, e non come numeri. Egli rifiutò gli strumenti della tecnica psichiatrica, in particolar modo tutte quelle terapie volte a provocare uno shock; introdusse anche gruppi di pazienti, per aiutarli a condividere insieme agli altri i propri problemi e renderli protagonisti della loro stessa vita, con l’obiettivo primario di favorire la riabilitazione della persona.

Questo sproloquio è per dirvi che il mio tirocinio è stato più di un "semplice tirocinio".
Oltre ad essermi divertita, in quanto comunque lo facevo con alcune mie amiche, ho anche provato un sacco di emozioni contrastanti. Il mio lavoro era semplicemente quello di catalogare libri, eppure si è trasformato in "guarda i libri, sfogliali, potresti trovare pezzi di vita di alcuni pazienti, fotografali, falli tuoi, e cerca di sentire se ti dicono qualcosa."



E mi hanno detto qualcosa, di questo ne sono abbastanza certa: non ho mai ben capito che cosa, però so che mi hanno trasmesso delle emozioni, le loro, in parte. Soprattutto quando il nostro tutor ci ha portati a visitare anche gli ex edifici dove risiedevano i pazienti. 
Qui di seguito vi lascio alcuni scatti creati da me.












Un malato di mente entra nel manicomio come ‘persona’ per diventare una ‘cosa’. Il malato, prima di tutto, è una ‘persona’ e come tale deve essere considerata e curata (…) Noi siamo qui per dimenticare di essere psichiatri e per ricordare di essere persone.

(Franco Basaglia)

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