Abbiamo bisogno di migranti


Per molto tempo mi sono chiesta cosa volesse realmente dire avere "i porti chiusi" e, ad oggi, ne ho compreso la gravità intrinseca, che non è prettamente umanitaria bensì riesce a coinvolgere tutti quei settori di cui sappiamo poco, di cui sentiamo poco e con cui riusciamo ad avere meno affinità. Ad oggi il Covid-19 ha fatto dei danni nell'economia di portata inestimabile e, ultimamente per lo meno, siamo riusciti a sentire qualcosa riguardante il settore agricolo che in Italia ha un forte impatto.




Il governo italiano ha deciso di chiudere i porti a tutte le ONG e quindi ai migranti: naturalmente dietro questa decisione vi è la motivazione dell'emergenza sanitaria in corso, infatti fino a quando l'epidemia non sarà completamente sparita il decreto avrà la sua validità. Il provvedimento è stato approvato martedì 7 aprile 2020 e sarà valido solo ed esclusivamente per alcune navi:


"Per i casi di soccorso effettuati da parte di unità navali battenti bandiera straniera al di fuori dell'area sar italiana"





I porti italiani non sono quindi "chiusi", perché nella pratica solo alle ONG e alle navi che soccorrono i migranti è vietato entrare nelle nostre acque. Il decreto è stato firmato da quattro ministri: interno (Lamorgese), sanità (Speranza), esteri (Di Maio) e infine infrastrutture (De Micheli) e loro stessi hanno detto: "i porti italiani non assicurano i necessari requisiti per la classificazione e definizione di place of safety" --> ovvero il posto in cui viene assicurato ai migranti che i loro diritti vengano rispettati. Naturalmente il problema dovrebbero essere le strutture sanitarie che a causa del covid-19 sono già oberate di lavoro.
Il problema è questo: le sole navi che non possono entrare nei porti italiani sono quelle straniere, anzi, sono le navi di salvataggio straniere. I porti rimangono aperti a coloro i quali fanno la stessa cosa ma nell'area italiana.

E' molto curioso, però, che i porti vengano chiusi dopo un mese in cui è stata annunciata la pandemia: il decreto è infatti stato emanato subito dopo in cui la nave Alan Kurdi (gestita dalla ONG tedesca Sea-Eye) ha soccorso delle persone nel tratto di mare tra Italia e Libia.


La contraddizione interna è abbastanza evidente:
- nave battente bandiera italiana: sì, anche conta 400 persone;
- nave battente bandiera straniera: no, anche se conta 40 persone.

Le navi e le ONG presenti nel Mediterraneo sono crollate drasticamente e l'unica in questo momento che si occupa dell'emegenza e la Alan Kurdi. Nave che sta ancora aspettando un porto sicuro: è a pochi chilometri da Lampedusa, sta aspettando che qualcuno si degni di di comunicare dove andare. Il governo italiano, come altri governo dell'UE stanno strumentalizzando - ancora una volta - la situazione sanitaria.




Voi vi starete chiedendo quale sia il filo del discorso e ve lo dico subito: più si è in crisi, più il rischio di sfruttare i lavoratori è molto alto.

Il Portogallo qualche settimana fa ha deciso di regolarizzare la richiesta di permesso dei migranti: sarà come se avessero già ottenuto il permesso di soggiorno e durerà almeno fino al 1 luglio: così potranno curarsi e forse, potranno dare una mano anche all'economia. 

In Italia invece vorremmo nuovamente riportare i Voucher: a marzo del 2017 erano stati aboliti in Italia, anche se dopo qualche mese sono stati reintrodotti con una forma un pochino diversa --> il Decreto Dignità del 2018 ha infatti permesso il "lavoro occasionale" ma soltanto di 10 giorni. Ne ha inoltre limitato l'utilizzo a pensionati, ragazzi under 25, invalidi e disoccupati. 

Il problema, attualmente, è che qualcuno vorrebbe estendere questo periodo di "lavoro occasionale": Bellanova ha iniziato a dirlo già qualche settimana fa, abbiamo bisogno di migranti nell'agricoltura e la risposta della nostra destra sovranista è stata "Prima gli italiani". Peccato che gli italiani non vogliono fare un lavoro in cui vengono sfruttati, sottopagati e trattati in schiavitù, praticamente. Riportare in uso i Voucher significherebbe, ancora una volta, ledere i lavoratori, sia in termini di diritti che in termini di lavoro in nero, la soluzione starebbe nel regolarizzare i lavoratori. Tutti. Nessun escluso. Anche quelli che sfruttano di più in assoluto, tra migranti e persone di altre nazionalità (indiani, albanesi, rumeni) che sottopaghiamo e che sottopagheremmo ancora di più attraverso l'uso dei Voucher. 



Abbiamo bisogno di migranti nel settore agricolo perché gli italiani non ne hanno alcuna voglia di essere sfruttati, di abitare in roulotte come quelle presenti nel Ghetto di Rignano; chi ancora si nasconde dietro un dito dicendo: "Prima gli italiani" si sta raccontando una favola, o se la sta facendo raccontare, perché i campi non hanno più lavoratori italiani almeno dagli anni '70 e non di certo perché prima i rumeni, poi gli albanesi e poi i neri ci hanno rubato quel tipo di lavoro. 



Il Ghetto di Rignano è solo uno dei tanti accampamenti situato tra Rignano Garganico e San Severo di Foggia, sì, in Puglia, perché la maggior parte di questi campi, purtroppo, si trovano nel nostro bellissimo sud laddove i paesi vengono abbandonati dalla politica e i poveri sono sempre di più. Questo però è un Gran Ghetto 2.0 perché il primo è stato chiuso anni fa, sotto sequestro addirittura... eppure ne è spuntato un altro, sotto gli occhi di tutti e sotto il silenzio di chi non denuncia: il campo presenta centinaia di roulette ed è impossibile che qualcuno le abbia trascinate, sicuramente sono state portate attraverso altri centinaia di camion. La gente ha paura di andarsene, ha paura di non poter più vivere senza quei pochi euro e centesimi che gli danno al giorno nonostante le tante ore di lavoro.

Sotto questo periodo di estrema crisi dovremmo iniziare a pensare a quanto i lavoratori siano sfruttati, a quanto alcuni lavori tolgano la dignità ad ogni essere umano che ne ha una. 






Melissa, @jawaadino_24

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